Covid: i sintomi pesanti della variante Xec, la “variante dell’inverno”
La nuova variante Xec del coronavirus sta guadagnando terreno a livello globale, con gli esperti che la indicano come potenzialmente dominante nei prossimi mesi. Questa variante, insieme ad altre mutazioni del Sars-CoV-2, presenta una sfida nella diagnosi differenziale con altre malattie respiratorie a causa della varietà dei sintomi che possono manifestarsi da individuo a individuo.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, intervistato dall’Adnkronos Salute, la gamma di manifestazioni cliniche della variante Xec è ampia. Alcuni soggetti possono rimanere asintomatici o presentare forme lievi della malattia, contribuendo alla diffusione del virus senza evidenti segnali di allarme. Tuttavia, esiste anche un’estremità opposta dello spettro sintomatico che include quadri clinici simili all’influenza classica: febbre alta, dolori muscolari e articolari intensi, tosse secca, mal di gola e congestione nasale. Tra i sintomi più preoccupanti e distintivi si segnalano la perdita del gusto e dell’olfatto. Queste manifestazioni possono colpire duramente anche i giovani adulti, sottolineando l’importanza di non sottovalutare l’impatto potenziale della variante.
La sfida delle nuove varianti
Il panorama epidemiologico in Italia mostra un trend in crescita per quanto riguarda i casi di Covid-19. Pregliasco evidenzia come il conteggio ufficiale dei casi sia probabilmente sottostimato a causa delle modalità con cui vengono effettuati e registrati i test per il coronavirus oggi giorno. Molti individui optano per autotest senza poi registrare ufficialmente il risultato; ciò comporta una mancanza di dati realistici sulla diffusione effettiva del virus nel paese. Nonostante questa incertezza nei numeri dei contagi giornalieri o settimanali, gli indicatori “duri” come ricoveri ospedalieri e decessi continuano a fornire un quadro preoccupante dell’impatto sanitario del Covid-19 in Italia.
Il virologo milanese ribadisce l’importanza di adattarsi alla convivenza con le fluttuazioni periodiche nelle infezioni da Sars-CoV-2 causate dall’emergere regolare di nuove varianti. Ogni 4-6 mesi si assiste all’apparizione di mutazioni virali tendenzialmente più capaci di eludere le difese immunitarie costruite attraverso vaccinazioni precedenti o infezioni passate. Sebbene queste nuove varianti non sembrino necessariamente più letali rispetto alle precedenti versioni del virus, la loro capacità di “sorprendere” il sistema immunitario rappresenta una continua sfida nella gestione della pandemia.