Peste suina: due nuove positività in Piemonte e Liguria, il totale dei casi positivi e la situazione attuale con le misure preventive
Dopo un breve periodo di calma, la peste suina africana torna a far parlare di sé in Italia con la segnalazione di due nuovi casi positivi. Questi ultimi ritrovamenti portano il conteggio totale a 1.693 casi confermati tra i cinghiali, distribuiti principalmente tra le regioni del Piemonte e della Liguria.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha confermato la presenza di due nuove positività alla peste suina africana. In particolare, un caso è stato identificato in provincia di Savona, nella località di Albenga – segnando il primo caso per questa area – mentre l’altro è stato rilevato in provincia di Asti a Castel Rocchero, che conta ora cinque casi totali.
Queste nuove scoperte interrompono un periodo di tre settimane senza segnalazioni, riaccendendo l’attenzione sul serio problema sanitario rappresentato dalla diffusione della malattia tra i cinghiali selvatici.
La situazione attuale
Con questi ultimi aggiornamenti, il numero dei comuni interessati dalla presenza del virus sale a 164. La distribuzione dei casi vede una prevalenza nella regione della Liguria con 1.029 casi confermati sui cinghiali rispetto ai 664 del Piemonte. Nonostante l’aumento dei casi nei cinghiali selvatici, rimane stabile il numero degli allevamenti suinicoli colpiti da focolai della malattia: otto in totale fino ad ora registrati.
La situazione richiede una continua vigilanza e attenzione da parte delle autorità sanitarie regionali e nazionali per contenere la diffusione del virus ed evitare che possa raggiungere ulteriormente gli allevamenti domestici dove potrebbe causare danni economicamente devastanti per l’industria suinicola italiana.
Le autorità competenti stanno intensificando le misure preventive per cercare di limitare al massimo la diffusione della peste suina africana. Tra queste azioni si annoverano controlli più stringenti sui movimenti dei cinghiali nelle aree colpite, nonché campagne informative rivolte agli allevatori per sensibilizzarli sull’importanza delle pratiche bio-sicurezza negli allevamenti.
Inoltre, viene data priorità alla sorveglianza epidemiologica attraverso test regolari sugli animali selvatici e domestici nelle zone a rischio. Questo approccio mira non solo a identificare tempestivamente eventuali nuovi focolai ma anche a comprendere meglio le dinamiche di trasmissione del virus all’interno delle popolazioni animali coinvolte.
La battaglia contro la peste suina africana si prospetta lunga e complessa; tuttavia, grazie all’impegno congiunto delle istituzioni sanitarie locali e nazionaliT insieme alla collaborazione degli allevatori si spera possano essere messe in atto strategie efficaci per contenere questa minaccia alla salute pubblica ed economica dell’Italia agricola.