Pronto soccorso al collasso, più accessi ma meno operatori, il quadro di Cittadinanzattiva

Un quadro preoccupante emerge dall’indagine di Cittadinanzattiva sulla situazione dei pronto soccorso, con più accessi ma meno operatori

I pronto soccorso italiani si confermano il punto debole del sistema sanitario nazionale. Questa è la fotografia scattata dal III Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva, presentato recentemente al ministero della Salute. L’assistenza ospedaliera, e in particolare i servizi di emergenza-urgenza, si trova sotto pressione a causa di una serie di criticità che vanno dal sovraffollamento alla disorganizzazione nella gestione delle priorità, passando per lunghe attese e una marcata carenza di personale.

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Pronto soccorso, situazione difficile – foto Ansa – lavocenazionale.it

L’analisi condotta da Cittadinanzattiva rivela che l’emergenza-urgenza rappresenta l’82,1% delle segnalazioni relative all’assistenza ospedaliera. I cittadini lamentano tempi d’attesa estenuanti prima ancora di poter parlare con un operatore e un’evidente disorganizzazione nei pronto soccorso che spesso risultano sovraffollati. La carenza di personale medico e infermieristico aggrava ulteriormente la situazione, rendendo sempre più difficile garantire tempi d’intervento accettabili.

Una carenza cronica di risorse umane

Secondo i dati raccolti nell’indagine, nel settore dell’emergenza-urgenza mancano oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri. Nonostante ciò, il numero dei cittadini che accede ai servizi di pronto soccorso è in aumento rispetto al calo registrato durante la pandemia. In particolare nel nord Italia si registra un numero maggiore di accessi rispetto al centro-sud del Paese.

Una carenza cronica di risorse umane
Una carenza cronica di risorse umane – foto Ansa – lavocenazionale.it

L’analisi evidenzia come i tempi d’attesa nei pronto soccorso siano diventati insostenibili: per un codice bianco si attende in media 111 minuti mentre per un codice verde 147 minuti. Alcune regioni faticano particolarmente a contenere questi tempi: in Sardegna si arriva fino a 184 minuti per i codici verdi e in Abruzzo fino a 162 minuti.

Un altro aspetto critico riguarda l’accessibilità ai servizi d’emergenza urgenza entro 30 minuti da parte della popolazione italiana; circa il 5,8% degli abitanti non riesce a raggiungere un servizio adeguato entro questo tempo limite. Le aree più penalizzate sono quelle interne della Basilicata seguite dalla provincia di Bolzano e dalla Sardegna.

Il rapporto conclude mettendo in evidenza come le future implementazioni delle case della comunità possano contribuire a ridurre il numero delle persone impossibilitate ad accedere rapidamente ai servizi d’emergenza urgenza; tuttavia resta chiaro che le sfide da affrontare sono molteplici ed urgenti per evitare il collasso definitivo dei pronto soccorso italiani.

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