Sono emersi nuovi dati inquietanti sui giovani “in fuga” all’estero per lavoro. Ecco tutti i nuovi dati per il 2024.
In un contesto socio-economico sempre più globalizzato, la mobilità internazionale dei giovani italiani assume contorni preoccupanti. Un recente rapporto della Fondazione Nord Est getta luce su una realtà che vede l’Italia perdere pezzi importanti del proprio capitale umano: in tredici anni, dal 2011 al 2023, ben 550mila giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni hanno scelto di emigrare all’estero.
Questi numeri non sono statici ma rappresentano il culmine di un trend in costante crescita. Al netto dei rientri, il saldo negativo si attesta a 377 mila giovani che hanno lasciato l’Italia per cercare altrove opportunità di lavoro e condizioni di vita migliori. Il valore del capitale umano perso è stimato intorno ai 134 miliardi di euro, una cifra che potrebbe essere persino sottostimata secondo gli esperti.
La qualità del lavoro al centro delle scelte
Il rapporto evidenzia come le motivazioni alla base di questa massiccia emigrazione non siano imputabili esclusivamente alla disoccupazione giovanile o alla crisi economica. La ricerca di una qualità del lavoro superiore gioca un ruolo fondamentale nelle decisioni dei giovani italiani. Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, sottolinea come la scelta dell’espatrio rifletta le difficoltà dell’Italia nel garantire condizioni lavorative competitive rispetto ad altri Paesi europei avanzati.
Tra le principali motivazioni che spingono i giovani settentrionali a lasciare l’Italia figurano migliori opportunità lavorative (25%), opportunità di studio e formazione (19,2%) e la ricerca di una qualità della vita più alta (17,1%). Solo il 10% considera il salario più elevato come fattore determinante nell’espatrio.
I dati parlano chiaro: chi ha deciso di trasferirsi all’estero vive una realtà nettamente migliore rispetto a chi è rimasto in Italia. Il 56% degli espatriati si dichiara soddisfatto del proprio livello di vita contro solo il 22% dei residenti; analogamente, le aspettative per il futuro sono molto più positive tra gli expat rispetto ai loro coetanei rimasti nel Bel Paese.
Al contrario, tra i giovani che hanno scelto o sono stati costretti a restare in Italia prevalgono visioni negative sul futuro: incertezza (45%), paura (34%), povertà (21%) e mancanza di lavoro (17%) sono le percezioni dominanti.
La mancanza percettiva della meritocrazia emerge come uno dei principali motivatori dell’emigrazione giovanile italiana. La sensazione diffusa è quella di un paese poco incline a valorizzare le competenze individuali e poco aperto alle dinamiche internazionaliperché contribuiscono significativamente alla decisione dei giovani italiani sia del Nord sia emigrati all’estero – nel valutare positivamente la propria esperienza fuori dai confini nazionaliconsiderando questo aspetto cruciale nella loro valutazione positiva dell’esperienza estera.