Tumore al polmone, firma molecolare predice efficacia immunoterapia

Una scoperta rivoluzionaria nell’Istituto nazionale tumori Regina Elena: l’impatto dell’immunoterapia nel trattamento del tumore al polmone

Una scoperta rivoluzionaria arriva dall’Irccs Istituto nazionale tumori Regina Elena (Ire) di Roma, che potrebbe cambiare il destino di molti pazienti affetti da tumore al polmone non a piccole cellule (Nsclc). Un team di scienziati, guidato da Marcello Maugeri-Saccà e in collaborazione con il Dana-Farber Cancer Institute di Boston e lo University College London Cancer Institute, ha identificato una ‘firma molecolare‘ capace di predire l’efficacia dell’immunoterapia in questi pazienti. Questa scoperta è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista ‘Clinical Cancer Research’.

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Tumore al polmone, novità – lavocenazionale.it

L’introduzione dell’immunoterapia con anticorpi monoclonali ha segnato un punto di svolta nel trattamento del tumore al polmone. Tuttavia, solo un paziente su cinque trae beneficio da questa terapia. La resistenza farmacologica intrinseca rappresenta uno dei maggiori ostacoli nel successo del trattamento. La ricerca condotta dall’Ire mira a comprendere i meccanismi alla base di questa resistenza per orientare i pazienti verso le terapie più adatte e migliorarne la sopravvivenza.

KEAPness: la chiave per prevedere l’efficacia dell’immunoterapia

Il cuore della ricerca si concentra sulla definizione del profilo molecolare denominato “KEAPness“, associato al malfunzionamento del gene oncosoppressore Keap1. Questo profilo si correla a una minore sensibilità all’immunoterapia. Identificando la presenza della firma KEAPness nei pazienti, è possibile indirizzarli verso trattamenti più efficaci, ottimizzando così le risorse del sistema sanitario pubblico.

KEAPness: la chiave per prevedere l'efficacia dell'immunoterapia
KEAPness: la chiave per prevedere l’efficacia dell’immunoterapia – lavocenazionale.it

La scoperta ha implicazioni cliniche significative: non solo consente una selezione più accurata dei pazienti candidabili all’immunoterapia ma apre anche la strada allo sviluppo di nuovi bersagli molecolari per terapie combinate che potenziano l’efficacia dell’approccio immunoterapeutico.

Il lavoro svolto dal team dell’Ire rappresenta un passo avanti verso l’immunoterapia personalizzata. Precedenti studi avevano già evidenziato come la mutazione del gene Keap1 influenzasse l’efficacia dell’immunoterapia nei pazienti con Nsclc; ora, grazie a questa nuova ricerca, è stato possibile identificare specifiche sequenze geniche come biomarcatori predittivi della risposta all’immunoterapia.

Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Ire, esprime grande entusiasmo per i risultati ottenuti: “Si tratta di un lavoro che apre definitivamente la strada alla immunoterapia personalizzata“. I prossimi obiettivi sono ambiziosi e riguardano la validazione prospettica della KEAPness non solo nel tumore al polmone ma anche in altre neoplasie attualmente trattate con immunoterapia.

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