Esiste il figlio preferito? uno studio ne definisce l’identikit

Scopri se esiste davvero il figlio preferito in famiglia. Uno studio rivela l’identikit di chi potrebbe occupare questo ruolo, sfatando miti e confermando realtà.

Le dinamiche familiari sono un intricato intreccio di emozioni, equilibri e relazioni uniche. Da sempre ci si chiede se i genitori abbiano davvero un figlio preferito, una questione che ha generato dibattiti infiniti tra psicologi, sociologi e, naturalmente, all’interno delle stesse famiglie. La risposta a questa domanda non è così semplice come sembra.

Chi è il figlio preferito? Una panoramica sui risultati dello studio
Chi è il figlio preferito? Una panoramica sui risultati dello studio

Anche se molti genitori affermano di amare tutti i loro figli allo stesso modo, recenti ricerche hanno dimostrato che potrebbero esserci delle inclinazioni inconsce verso un figlio in particolare. Ma quali sono i fattori che portano a questa preferenza? E è davvero così comune come si pensa? Se ti sei mai chiesto se esistano caratteristiche specifiche che rendano un figlio il “preferito”, sei nel posto giusto. Proseguendo nella lettura, scopriremo insieme i risultati di uno studio che ha cercato di delineare l’identikit del figlio prediletto, rivelando aspetti sorprendenti e, a tratti, inaspettati.

Chi è il figlio preferito? Una panoramica sui risultati dello studio

Un genitore non lo ammetterà mai apertamente, ma il concetto del figlio prediletto è una realtà ben radicata nelle dinamiche familiari. Non si tratta di un mito privo di basi concrete, come conferma uno studio scientifico pubblicato dall’American Psychological Association sulla rivista ‘Psychological Bulletin’. Attraverso una meta-analisi che ha coinvolto 30 articoli scientifici e dissertazioni/tesi provenienti da 14 database diversi, per un totale di 19.469 partecipanti analizzati, gli autori hanno cercato di delineare l’identikit del figlio che ha maggiori probabilità di essere considerato il preferito dai genitori.

La ricerca si è concentrata su vari aspetti quali l’ordine di nascita, il genere dei bambini, il loro temperamento e i tratti della personalità – in particolare se fossero estroversi, gradevoli, aperti, coscienziosi o nevrotici – per capire come questi fattori influenzassero il favoritismo genitoriale. Contrariamente a quanto molti potrebbero pensare riguardo all’ordine di nascita o alle aspettative legate al genere dei bambini (il maschio per i padri e la femmina per le madri), lo studio ha portato alla luce risultati sorprendenti.

Chi è il figlio preferito? Una panoramica sui risultati dello studio
Chi è il figlio preferito? Una panoramica sui risultati dello studio

Secondo quanto emerso dalla ricerca guidata da Alexander Jensen della Brigham Young University, sembra che i genitori siano più inclini a favorire le figlie femmine rispetto ai maschi. Inoltre, tra i tratti della personalità presi in considerazione dagli studiosi, quelli coscienziosi come la responsabilità e l’organizzazione sembrano ricevere un trattamento più favorevole. Questa tendenza suggerisce che i bambini con queste caratteristiche potrebbero essere percepiti dai genitori come più facili da gestire e quindi meritevoli di una maggiore attenzione positiva.

Interessante notare come l’estroversione non sia stata associata al favoritismo; questo dato contrasta con la comune percezione secondo cui le società occidentali valorizzino particolarmente le persone estroverse. All’interno delle dinamiche familiari tuttavia questa caratteristica sembra avere meno rilevanza nel determinare le preferenze dei genitori.

Per quanto riguarda l’ordine di nascita invece, lo studio indica che i fratelli maggiori potrebbero godere di maggiore autonomia rispetto ai più piccoli; ciò potrebbe essere attribuito alla loro maturità relativamente superiore. Tuttavia gli autori hanno anche esaminato altri fattori quali età del bambino e sesso del genitore nel tentativo di comprendere meglio le complesse dinamiche del favoritismo all’interno delle famiglie.

I risultati dello studio evidenziano come il trattamento differenziato da parte dei genitori possa avere conseguenze durature sui bambini sia in terminologia positiva che negativa. I ricercatori sottolineano infatti che coloro che ricevono meno attenzioni tendono a sviluppare problemi relativamente maggiori nella salute mentale e nelle relazioni familiari.

Queste scoperte aprono nuove prospettive sulle pratiche educative all’interno delle famiglie moderne suggerendo ai genitori una maggiore consapevolezza nei confronti del proprio comportamento verso ciascun figlio. L’obiettivo è garantire un ambiente equilibrato dove ogni membro si senta amato e supportato in modo uguale, evitando così disparità che possano incidere negativamente sul benessere psicologico dei minori e sulle relazioni interpersonali all’interno dell’unità familiare.

Gestione cookie